giovedì 5 dicembre 2013

Peloponneso e Zante

di Dimitri Pierattini

 

Il tour del Peloponneso.......quella grande penisola (o per i più pignoli, isola, dal taglio dello stretto di Corinto) che a ben guardarla dall'alto, pare una mano a quattro dita, poggiata sul Mediterraneo.




Sabato 30/06/2012
Partiamo con la nave della Grimaldi Lines da Brindisi la sera alle 20:00; viaggiando con moglie e due figli di 9 e 12 anni, naturalmente abbiamo prenotato la cabina, così nella tarda mattinata di
 


Domenica 01/07/2012
arriviamo belli riposati a Patrasso, da dove ci dileguiamo rapidamente, imboccando la superstrada che costeggia il golfo di Corinto.
Stasera dobbiamo essere a Nauplia in Argolide (il pollice della mano), in tempo utile per assistere alla finale dell'europeo di calcio Italia - Spagna (che ora sappiamo bene com'è andata), ma prima, vista l'ora, ci fermiamo per un pranzetto veloce e non propriamente greco in autogrill.
Si prosegue per il ponte sul canale di Corinto, proprio nel momento in cui un'enorme nave, sfila 80 metri sotto i nostri piedi.
C'è anche la possibilità di provare un bungee jumping tra le pareti verticali, ma il coraggio manca.











Così proseguiamo passando dalle parti di Epidauro, dove non si può evitare una visita al teatro costruito da Policleto nel 320 a.C., essendo uno fra i meglio conservati, e che ancora oggi ospita festival importantissimi.

Teatro di Epidauro

A Nauplia per la notte, ho prenotato con Booking un monolocale a 35€ che è un pò problematico trovare, ma alla fine, siamo fortunati a quasi sbattere il naso, in un mini cartello formato A4, che ci indirizza all'hotel Vassilis. C'è il bagno e anche la cucina attrezzata! L'ora è abbastanza tarda, tutti sotto la doccia e poi via per le strade di questa simpatica cittadina, con i nostri pargoli che, indossando orgogliosi le magliette di Balotelli,

 
Preparazione alla finale

accendono l'entusiasmo di tanti  greci che tifano per noi. Nauplia è sormontata da una collinetta, su cui si erge una fortezza veneziana, mentre un pò più in basso, un castello domina sulla baia. Sul porticciolo si trova facilmente parcheggio e il lungomare è disseminato di taverne e locali con tavoli e mega schermi all'aperto. Nonostante la stagione sia ormai iniziata, ci stupisce la poca gente in giro, evidenza della crisi che attanaglia la Grecia di questi tempi. Ci sediamo ad una delle ottime postazioni disponibili e ci prepariamo per la finale, gustando il primo piatto greco della vacanza. Alla fine però, a rimanerci indigesto sarà solo il risultato della partita...
 

Lunedi 02/07/2012
Il mattino seguente, pensiamo esclusivamente al viaggio itinerante che ci aspetta. Lasciamo la costa e seguiamo una bella strada, che si snoda salendo attraverso verdi colline, il versante opposto però, è molto più brullo e rapidamente scendiamo a Sparta, dove non è rimasto gran che da vedere; Ma qui la vera attrattiva è Mistra. Vista l'ora, ci fermiamo a pranzo in un quasi deserto ristorantino, proprio sotto la collina su cui sorge l'antica città. Fortunatamente, il servizio è veloce, perchè arriviamo all'ingresso del sito appena in tempo. Con la crisi che morde, hanno tagliato i fondi e alle 15:30 chiude.

Mistra

Così facciamo un giro tra le belle chiese bizantine, visitabili anche internamente, e sparpagliate sulle pendici di questa collinetta che si erge ai margini del massiccio del monte Taiyetos. Di qui si gode di un bel panorama sulla vallata ricoperta di olivi e sparuti cipressi, in cui sorge Sparta. 

Riprendiamo la strada in direzione sud, perchè abbiamo programmato di raggiungere Monemvasia, un'altra importante città bizantina perfettamente conservata, situata sul fianco di un piccolo isolotto, collegato alla terraferma da un ponte. Giungiamo nel tardo pomeriggio a Yefira, il paesino al di qua del ponte, dove troviamo facilmente una quadrupla vista mare con colazione inclusa a 50€.
C'è il tempo di bagnarsi tra le onde di un mare decisamente mosso da un forte meltemi, per poi prepararsi a passare la serata a Monemvasia. Parcheggiamo gratuitamente a pochi metri dalla spettacolare porta d'ingresso, larga si e no un paio di metri. Chiaramente l'accesso è solo pedonale, così vaghiamo indisturbati tra questi vicoli in pietra tra edifici caratteristici dell'epoca bizantina, gatti assonnati e begli affacci su un mare ribollente che lancia schizzi spumeggianti.

Monemvasia


Monemvasia

Non fatichiamo a scegliere dove cenare: una tipica taverna dove parlano italiano e ci sanno consigliare ottimi piatti locali, di cui purtroppo però non ricordo il nome.


Martedi 03/07/2012
Lasciamo Monemvasia in direzione sud. Ci separano soltanto una quarantina di chilometri dal piccolo porto di Pounta. La strada è stupenda e deserta. In tutto incrociamo due auto e un autocarro. Pounta è a sud-ovest della penisola che nella mano rappresenta l'indice. A poche centinaia di metri dalla costa, c'è la piccola isola di Elafonissos (grande quanto il nostro Giglio). Dal porticciolo, piccoli traghetti fanno avanti e indietro ogni mezz'ora. Ci imbarchiamo in compagnia di una decina di persone, non di più. La traversata è veramente breve, e durante il tragitto, l'acqua poco profonda e di un verde smeraldo invitante, permette sempre di vedere il fondo...
Elafonissos, ha un unico piccolo paesino, dove sbarchiamo, e ha lo stesso nome dell'isola. La strada, (in totale 10 Km) non percorre completamente il perimetro. Dal porto 5 chilometri, conducono alla famosa spiaggia di Simos, e altri 5 in direzione opposta, raggiungono quella di Kato Nisi. Ed è proprio qui che siamo diretti. Abbiamo prenotato tre notti all'Elafonissos Daimond Resort, il miglior hotel che l'isola offre. Le altre sistemazioni, sono tutte in paese, ma qui abbiamo a disposizione una spiaggia bellissima e poco frequentata. Il meltemi stà calando di forza, anche il proprietario ci assicura che nei prossimi giorni cesserà.
 
 
Mercoledi 04/07/2012
In effetti l'indomani, regna la pace assoluta. Con il mare calmo, i colori della baia si esaltano.
Siamo quasi soli sui 700 metri di spiaggia. Passeggiare su questa sabbia bianca, disseminata di conchiglie, è incantevole. L'acqua è bassa, quando arriva al ginocchio, ci accorgiamo che ad ogni passo che facciamo, si spostano tante piccole sogliole spaventate. A 500 metri dalla riva, ci sono tre o quattro isolotti, uno dei quali raggiungo  a nuoto, andando involontariamente a disturbare una colonia di gabbiani.
La sera, il paesino di Elafonissos, si "anima", e ogni taverna, apparecchia i tavoli sul molo. Seduti ad uno di questi, assistiamo ad un tramonto infuocato, mentre dalla parte opposta, una luna quasi piena sbuca dalla collina.
Per il resto che dire......La cucina greca è ottima, i prezzi sono bassi e alla fine ci offrono sempre o il dolcino, o il cocomero e il rakì, "tanto", ci dice il cameriere, "no alcool test a Elafonissos", e c'è da credergli...
 
 
Giovedi 05/07/2012
Abbiamo l'obbligo di visitare la più famosa Simos bay, e di buon ora siamo già sul posto, del resto qui le distanze sono minime.


Elafonissos - Simos Bay

Effettivamente, l'ambiente è paradisiaco: un isolotto ricoperto da una grande duna di sabbia, divide la baia in due spiagge. L'acqua è bassissima e celestiale. A cento metri dalla riva è ancora sotto al costume.... Non c'è nemmeno il temuto affollamento, anzi, fino a mezzogiorno, rimane pressochè deserta. Sarà la crisi.
Noi comunque passiamo la serata nella taverna con i tavoli sulla spiaggia, che abbiamo "puntato" ieri sera. Gustare pesce fresco, con i piedi nudi sulla sabbia a mezzo metro dalla battigia, è una di quelle cose tipiche della Grecia, che ti restano nel cuore, che ti legano e ti fanno ritornare, considerando anche la spesa alla portata di tutti.
 
 
Venerdi 06/07/2012
È giunta l'ora di lasciare questo paradiso naturale che è Elafonissos. Raccogliamo un pizzico di sabbia candida che mettiamo insieme alle tante conchiglie che abbiamo trovato in questi giorni, e saltiamo al volo sul traghetto.  Dal mare, lanciamo un ultimo malinconico sguardo alle dolci e brulle colline dell'isola e ci mettiamo in marcia.
Oggi raggiungeremo il Mani, (il dito medio del Peloponneso).
Per strada ci fermiamo a Skala, dove davanti alla spiaggia, arenato in un metro d'acqua, c'è un vecchio mercantile arrugginito. Così facciamo un bel bagno, curiosando nella stiva attraverso gli squarci, che col tempo si sono aperti nello scafo. Riprendiamo la strada e in poche curve siamo a Yithio, un piccolo paese costiero dal passato glorioso, visto che fu il porto di Sparta.
È l'ora di pranzo e percorrendo il lungomare, incorniciato da una fila ininterrotta di taverne,siamo invitati da simpatici imbonitori, a parcheggiare e sederci a tavoli dalle tovaglie a quadretti, sul bordo della banchina. Il pranzo a base di polpo è ottimo, e ce lo gustiamo in un'atmosfera piacevolmente rilassata.
Ripartiamo ed entriamo ufficialmente nella regione del Mani. Il territorio si fa via, via più aspro, marcato da montagne ricoperte di massi e ciuffi di erba secca, il mare è di un blu intenso. E proprio a mezza costa tra mare e montagna, perfettamente inserito nell'ambiente circostante, troviamo facilmente l'Althea, l'hotel prenotato per i prossimi quattro giorni. L'appartamento in pietra e legno, è molto caratteristico e tranquillo, con un bel panorama. Manca solo la piscina (peraltro già in progetto).
Lasciamo i bagagli e decidiamo di scendere subito a visitare le Glyfadha caves, le famose grotte sotterranee di Pirgos Dirou.


Mani - Glyfada Caves

L'aspetto più incredibile dell'escursione, è che si visitano trasportati su piccole barchette in legno, rischiando spesso il cuoio capelluto, tanto sono bassi e angusti alcuni passaggi. Un'esperienza da ricordare!
 
 
Sabato 07/07/2012
All'Althea, questo piccolo hotel, la colazione, ci viene portata direttamente nel nostro appartamento da una timida cameriera, che non parla una parola d'inglese e che per paura di disturbare, nonostante la sera precedente si fissi l'orario, aspetta sempre che sia prima io ad aprire la porta, piuttosto che lei a bussare. La colazione è molto abbondante, con tante cose diverse a seconda della nazionalità, e quindi delle abitudini dei clienti. Soddisfatte le esigenze mattutine, ci mettiamo in marcia verso nord, viaggiando su una strada che scorre quasi sempre ad una certa altezza sul mare, regalando begli scorci panoramici. Ci fermiamo in una piccola baia ciottolosa, con l'acqua verde e limpida. C'è un chioschetto che arrostisce souvlaki, che i miei figli vanno a gustare standosene semi immersi nel mare. Dopo un pò, ci spostiamo nella vicina Stoupa, una cittadina piuttosto animata, con tanti locali affacciati sul lungomare, ideali per assaporare un buon gelato.
 
 
Domenica 08/07/2012
Ieri abbiamo fatto la costa ovest, oggi andiamo ad est del Mani interno. Ci fermiamo sulla bella spiaggia di Skutari, sabbiosa, con il mare calmo e un'immancabile taverna. Fra la sabbia, mio figlio Simone, trova una tartarughina d'acqua dolce, probabilmente allontanatasi dal vicino stagno. Non è chiaramente una Caretta-caretta, anche se i siti di riproduzione, non sono poi così lontani, ma di questo ci sarà modo di riparlarne. La sera andiamo ad Anopoli, il capoluogo del Mani.
È un caratteristico paese, un po' in collina, con bellissimi vicoli lastricati, adornati da tanti stupendi bouganville. Ceniamo in un bel localino, proprio sotto il tipico campanile, a più piani della cattedrale.
 
 
Lunedi 09/07/2012
Oggi ExoMani, ossia Mani esterno, in pratica l'estremità meridionale della penisola centrale del Peloponneso. La strada che si snoda sul versante orientale del Mani, è piuttosto stretta, ma anche deserta. Prima sosta a Yerolimenas, un piccolo porticciolo con una spiaggia ciottolosa, acqua immobile, di un verde limpido in cui è inevitabile farsi un bagno di prima mattina.
Nel parcheggio, ci scambiamo consigli di viaggio con marito e moglie, camperisti milanesi, e ripartiamo. Poco dopo la strada sale in cima ad una collinona, dove domina il panorama Vathia, uno dei paesi più caratteristici della regione.


Mani - Vathia

Molte case torri, le tipiche costruzioni in pietra a più piani, sono state restaurate, e tutto l'insieme si fonde perfettamente col paesaggio circostante.
Scendiamo fino a Marmari, ma le tre spiagge, non sono granchè, quindi continuiamo verso sud e arriviamo alla fine della strada.
Capo Tenaro, il punto più meridionale dell'Europa continentale, dista circa un chilometro da qui, ed è raggiungibile con un facile sentiero, che fra l'altro passa accanto ai resti di un antico mosaico.
Poi da vedere, a parte il faro c'è ben poco. Forse è meglio farsi una bella nuotata nelle acque trasparenti di due piccole baie riparate, proprio sotto al parcheggio. Il contrasto del mare turchese, con il giallo ocra del terreno ondulato che lo circonda, è molto particolare.
Il luogo ha proprio un'aria da fine del mondo...
Si è fatta l'ora di pranzo, così, raggiungiamo la vicina Porto Kayio, dove ci accomodiamo ad un tavolo sulla spiaggia, e nell'attesa del pesce, ci rinfreschiamo tuffandoci in mare. Scendendo verso questo minuscolo villaggio, ho notato, dall'altro lato del promontorio, una piccola e solitaria caletta che vorrei raggiungere, così da un amico del proprietario, di questa rinomata taverna Ippocampos, che parla un pò d'inglese, mi faccio spiegare come arrivarci. Lascio la macchina vicino ad un gruppo di case abbandonate sul culmine di una collina, e m'incammino giù per un sentiero poco battuto.


solitario Capo Tenaro

In dieci minuti mi ritrovo in un posto idilliaco: un piccolo fiordo contornato da lievi promontori tondeggianti, ricoperti di sterpaglie ocra, acqua cristallina e immobile, quiete assoluta. Mi godo un bagno in completa solitudine, e torno a prendere moglie e pargoli, che hanno preferito rimanere sulla spiaggia di Porto Kayio. Soddisfatti delle odierne esplorazioni, rientriamo alla base e ricomponiamo i bagagli, in vista del trasferimento dell'indomani.
 
 

Martedi 10/07/2012
Lasciamo la penisola del Mani; Il percorso ci obbliga ad attraversare la città di Kalamata (la più estesa del Peloponneso meridionale), che dopo i silenzi di questi giorni, è un brusco ritorno alla civiltà moderna...Ma noi proseguiamo per la Messenia (il dito anulare della mano del Peloponneso), uno sguardo a Koroni, con la sua fortezza che comunque non ci conquista, un altro a Methoni, più carina, e siamo a Yialova, affacciata sulla baia di Navarino. Abbiamo prenotato quattro notti al Thanos village, che ha diversi appartamenti fra gli olivi. Il nostro è il più in alto e dalla terrazza, si gode di un meraviglioso panorama sulla baia e le isole che la chiudono.
 
 
Mercoledi 11/07/2012
Oggi è il compleanno di Simone (9 anni), quindi dobbiamo accontentarlo, rimanendo in piscina. Festeggiamo con un pranzo in terrazza che terminiamo con una bella torta artigianale. Nel pomeriggio, ci concediamo un pò di mare, sulla antistante golden beach, una lunga, stretta e tranquilla striscia di sabbia, sul lato nord della baia di Navarino. La sera andiamo a cena a Yialova, che a parte due o tre taverne, non ha molto di più da offrire.
 
 

Giovedi 12/07/2012
Anche stamattina i bambini indugiano in piscina. Al Thanos village (niente in comune con il nostro intendere "village"), ce ne sono due. Una è davvero bella e panoramica, con intorno tanti olivi che ospitano colonie di cicale, il cui canto è ormai diventato la colonna sonora di queste vacanze. Noi insistiamo per andare alla famosa e vicina spiaggia di Voidhokilia. Una striscia di sabbia bianca, fra lo stagno ed il mare, che si arrotola su se stessa, quasi a chiudere un cerchio, che la tiene al riparo dai venti e dalle onde. Questo è anche un luogo di nidificazione delle tartarughe Caretta-caretta, infatti, troviamo le tracce sulla sabbia, e anche il grosso carapace di uno sfortunato di questi rettili. Su uno dei costoni rocciosi che chiudono la baia, sorgono i resti del castello di Navarino; Ci si arriva con un ripido sentiero, ma la fatica è ampiamente ripagata dalle visioni da sogno che il posto offre.
Da quasi duecento metri d'altezza, Voidhokilia, appare in tutta la sua bellezza della sua incredibile forma.


Voidhokilia - Baia di Navarino

Pomeriggio obbligato in piscina, che oltre ad essere stupenda, è quasi a nostro uso esclusivo, davvero molto rilassante. La sera andiamo a Pilo. Il paese affacciato sulla baia, è carino. Il tramonto, con il sole che se ne va dietro l'isola, è proprio bello.
Ceniamo in una taverna vicina al porto, mangiando bene e spendendo poco. Come sempre.
 
 
Venerdi 13/07/2012
Ieri sera abbiamo visto varie agenzie che effettuano escursioni in barca e che affittano imbarcazioni a buon prezzo.
Per 40€, noleggiamo una barca a motore per l'intera giornata!
Dopo un'essenziale scuola nautica in inglese, si parte. Samuele, il figlio più grande, (11 anni) ha un pò di paura, ma non è molto giustificato, perchè il mare nella baia è riparato dalle isole che ne chiudono il perimetro.
Passiamo da un grande arco di roccia e poi ci fermiamo a fare un tuffo, nelle acque verdoline di una piccola cala riparata, piena di grandi stelle marine rosse.
La barca ha la tenda per ripararsi dal sole, così mangiamo i nostri panini in mare.
La giornata prosegue con altri approdi solitari su minuscole spiagge e bagni meravigliosi.
 
 

Sabato 14/07/2012
Dopo un'ultima gustosa colazione servita a bordo piscina, ricevuta in omaggio una bottiglia del loro prezioso olio d'oliva, salutiamo i proprietari e partiamo diretti a nord. Non facciamo fermate per non rischiare di perdere il traghetto. A mezzogiorno siamo a Killini, un piccolo porto a meno di cento chilometri a sud di Patrasso, dove ci imbarchiamo sul traghetto per Zante. La traversata è breve, circa un'ora e mezza. È sabato e la nave è piuttosto affollata.
Sull'isola abbiamo prenotato un appartamento al Therrianos village. Paragonabile ad un nostro agriturismo, ma con solo quattro simpatiche casette indipendenti, con la cameretta in mansarda sotto un tetto spiovente in legno (una gioia per i bimbi), sparse in un frutteto, più o meno al centro dell'isola, in posizione strategica per girarla in indipendenza.
Facciamo conoscenza con la proprietaria, un'arzilla anziana signora che non parla inglese, ma si fa capire bene, soprattutto quando si presenta con gli squisiti dolcetti che prepara lei stessa. Più tardi conosciamo anche Dimitri, il figlio trentenne, mio omonimo come spesso accade in Grecia.
Sono persone molto carine e disponibili. Decidiamo di esplorare i dintorni. A pochi chilometri da qui, ci sono le ampie baie sabbiose di Alykes e Alicanes, luoghi molto turistici e non troppo attraenti, mentre noi ci attendiamo molto di più da Zacinto.
 
 
Domenica 15/07/2012
Oggi andiamo a visitare la penisola di Vasilikos, dove si aprono varie spiagge su cui nidificano le tartarughe Caretta-caretta.
Raggiungiamo con qualche difficoltà non prevista, la spiaggia di Dafni, l'ultimo tratto di strada infatti, non è per niente agevole.
Ci sono molte taverne che offrono gratuitamente sdraio e ombrellone, con la speranza che ciò basti a convincerti a consumare il pranzo da loro, e certamente questo è un ottimo modo anche per noi di prendere due piccioni con una fava, oltretutto mangiamo anche bene...
Sulla sabbia, qua e là, trabiccoli di legno, segnalano la presenza di nidi di tartaruga e su ognuno sventola un cartellino con la data di deposizione.

Zante e le uova di Caretta Caretta

Ogni mattina presto, in questo periodo, squadre di volontari, scandagliano queste spiagge, individuando le nuove tracce che le tartarughe hanno lasciato sulla sabbia nella notte, per scavare le buche dove depositano le uova, e quasi ogni giorno c'è qualche novità. L'acqua è bassa e invitante e c'è anche la speranza di incontrare una "caretta", ma non siamo così fortunati...
Il pomeriggio ci spostiamo sulla più famosa Geraki, che è anche più affollata, ma non più bella. In serata passiamo da Laganas, e ci rendiamo conto che quanto abbiamo letto sul suo riguardo, non era esagerato. È praticamente una colonia inglese, con mandrie di giovani che affollano, spiagge, strade, pub, con musica a tutto volume che risuona in ogni dove! Il tutto naturalmente condito da fiumi di birra...
Facciamo velocemente inversione di marcia e andiamo a cena nel vicino porticciolo di Limni Keri, dove troviamo tutta un'altra atmosfera, calma e rilassata che invita alla contemplazione della grande baia delle tartarughe illuminata dalla luna. Ceniamo in una buona taverna, dove organizziamo la giornata di domani, con un noleggiatore di barche che parla un ottimo italiano e che quindi ci dà tutte le dritte, per andare alla ricerca delle Caretta-caretta, che in questo periodo dell'anno sarebbe un delitto non riuscire a vedere.
 
 
Lunedi 16/07/2012
Siamo impazienti ed euforici pensando alla giornatina che ci attende. Il tempo è perfetto per una bella gita in barca a motore in totale autonomia. Salpiamo presto a bordo di un'ottima barchetta con copertura e volante, il mare è piatto e facciamo subito un giro nel golfo, alla ricerca delle tartarughe, ma non riusciamo a scorgerle, così approdiamo sull'isoletta di Marathonissi, con la sua grande spiaggia  bianca, disseminata di trespoli segna nidi.
Dopo un bel bagno, si riparte e questa volta vediamo, anche se non proprio vicinissima, una testa di tartaruga uscire dall'acqua, ma poi la perdiamo di vista, quindi ci dirigiamo verso capo Keri, costeggiando alte scogliere. Piano, piano, usciamo dal riparato golfo e il mare comincia leggermente a muoversi.
In questa parte dell'isola, la costa è moto bella: passiamo sotto un arco naturale e poi raggiungiamo una scenografica spiaggia ciottolosa ai piedi di una bianca scogliera.


Zante - Capo Marathia

Ci fermiamo qui per il pranzo a sacco, e naturalmente non perdiamo l'occasione per un bagno rinfrescante in queste verdi e limpidissime acque. C'è anche una piccola grotta che ci divertiamo ad esplorare con la maschera. Ripartiamo decisi a sondare bene il golfo di Laganas. Girellando piano, piano, con pazienza, alla fine, proprio quando stavamo ormai rientrando verso il porto, incrociamo una grande tartaruga, mentre alza la testa per prendere aria, a meno di tre metri dalla nostra barca. Rapidamente inverto la marcia e tra l'entusiasmo generale, la seguiamo.



Per un buon quarto d'ora, le stiamo vicini, vicini, e alla fine decido di fare un bagno insieme, solo che invece di entrare in acqua scendendo dalla scaletta, mi tuffo di schianto vicino a lei, che naturalmente si spaventa e in un attimo si immerge in profondità, mettendo fine a quest'incontro straordinario.
Alla fine comunque siamo molto soddisfatti, questa giornata rimarrà impressa a tutti noi, probabilmente per sempre.
 
 
Martedi 17/07/2012
Anche oggi è una giornata perfetta per uscire in mare, e dato che per domani, le previsioni danno vento forte e noi non ci vogliamo perdere l'altra gita "obbligata" a Zante, quella alla baia del naufragio e alle blu caves, di buon mattino, in macchina andiamo a Capo Skinari, dove fra l'altro ci sono un paio di caratteristici mulini a vento. Da qui, parte il barcone per la baia del naufragio, mentre uno più piccolo, fa un giro fra le grotte azzurre.
Mentre saliamo su questa barca, una foca monaca nuota nella piccola baia. Il barcaiolo, la chiama per nome: "Popi, Popi...", e lei ogni tanto esce a farsi vedere...Incredibile, scovare anche la foca, uno dei rari esemplari rimasti nel Mediterraneo!
Nel giro delle grotte, si entra con la barca, in un paio di queste, e si può anche provare il brivido di una nuotata nella poca luce azzurrognola che filtra all'interno.


Capo Skinari

Ritorniamo all'imbarcadero, saliamo su una barca più grande, e partiamo a tutta velocità verso la baia del naufragio. Giriamo intorno alla punta nord dell'isola, da qui in poi, la costa è veramente inaccessibile via terra. Le scogliere sono altissime e a strapiombo. Si aprono alcune insenature che ci fanno credere di essere già arrivati, ma solo quando scorgiamo il navaio, comprendiamo di essere a destinazione.
Com'era prevedibile, la spiaggia è assediata da barconi di ogni sorta che scaricano folle di gitanti.
Il posto è comunque di una bellezza maestosa, con la scogliera alta oltre duecento metri, che gira intorno alla spiaggia, dove nel bel mezzo, c'è questo relitto in cui si può addirittura entrare!
L'acqua è celeste, profonda e non proprio limpida, a causa anche del moto ondoso, che sul lato ovest di Zante, non manca mai. Il tempo di fare il bagno, qualche foto e si riparte più forte di prima. Il mare è mosso e sulla prua della barca si vola per davvero, ma è bello!
Torniamo sulla terraferma e andiamo a mangiare in una  taverna alta sul mare, proprio in cima alle scale che risaliamo dall'imbarcadero. Come sempre, prendiamo cose diverse, così assaggiamo un pò di tutto, e ne vale la pena!
Dopo pranzo Simone, vuole provare le pinne nuove, e la piccola insenatura, dove questa mattina, nuotava la foca, sembra ideale, da quassù poi, ha dei colori veramente invitanti.



Così ci godiamo un bello snorkeling in questo angolo tranquillo. La sera la passiamo a Zante città, precisamente a Bohali, che su una piccola altura, domina il porto e la capitale.
Che bello godersi la luce del tramonto e il lento calare della notte, seduti al tavolo di una taverna panoramica...
 
 
Mercoledi 18/07/2012
Oggi è il nostro ultimo giorno sull'isola, tira vento e il mare è agitato. Mi sà che abbiamo fatto molto bene a fare la gita ieri. Si parte per un giro sulle strade strette e tortuose, della selvaggia e aspra costa ovest dell'isola. Prima meta Kampi. Non c'è molto da vedere, ma sporgendosi dal parapetto dell'immancabile taverna, un mare ribollente, s'infrange con fragore  sulle rocce. Sarebbe stato meglio giungere qui sull'ora del tramonto. Proseguiamo verso nord, sulla strada che si snoda più internamente rispetto alla costa. Con un po' di pazienza nel sopportare le curve, arriviamo alla fine della strada, in un piazzale proprio sopra la baia del naufragio.
Da un balcone, è possibile ammirarla in tutta la sua interezza, ma per i più temerari, ci sono altri vari punti spettacolari, sporgendomi dai quali a mio rischio e pericolo, da un'altezza di oltre duecento metri, senza protezione e con il vento impetuoso alle spalle, ho provato dei brividi,  non  proprio causati dal freddo! Ma l'emozione è veramente grande!


Zante: Baia del Naufragio

Assolutamente non consigliabile a chi soffre minimamente di vertigini! La sera assaporiamo la cucina tipica della proprietaria del Therranios, che ci rimpinza con un po' di tutto, mentre passiamo la serata chiacchierando con suo figlio delle vicende greche e italiane.
Alla fine siamo invitati a lasciare una traccia sul libro dei commenti e noi tutti vi partecipiamo ben volentieri.
 
 
Giovedi 19/07/2012
Una foto con gli ospitali proprietari, un saluto malinconico e presto siamo sul traghetto che ci riporta sulla terra ferma. L'ultimo pranzetto greco lo consumiamo alle porte di Patrasso, dove nel tardo pomeriggio ci imbarchiamo sulla nave della Grimaldi Lines per il ritorno a casa.
È stato davvero un viaggio da ricordare a lungo e un'esperienza nuova soprattutto per i bimbi.
 

 
 

venerdì 8 novembre 2013

ASSAGGI AUTUNNALI DI CROAZIA, GRECIA E MONTENEGRO

Anche la crociera può essere un bel viaggio!


Di Renata Aurini


Abbiamo sempre snobbato le crociere, così lontane dalla nostra mentalità di viaggiatori indipendenti. Ma siccome la curiosità muove il mondo, ci apriamo a questa nuova esperienza

Prenoto una crociera MSC da un'agenzia on line (che consiglierei), ad un prezzo molto vantaggioso. Se così non fosse stato, non avremmo certo sacrificato l'equivalente economico di un viaggio “importante”, per l'esperimento-crociera. Il prezzo, certo, risente del periodo di bassa stagione, ma io credo che invece il periodo sia ottimo. In estate preferiamo un altro genere di viaggio, mentre ora, farci scarrozzare con comodità per il Mediterraneo, seppure con tempi risicati, potrebbe essere rilassante e divertente.
L'itinerario, faccenda per noi fondamentale, include Kotor e Dubrovnik, due città con cui abbiamo un conto in sospeso da quando, visitando l'ex Jugoslavia nel lontano 1990, non ci arrivammo.
Poi abbiamo le conosciute Cefalonia e Gythion, Corfù e infine Venezia, la regina.
 
Prima di partire l'atteggiamento è il solito: mi documento, analizzo, studio e programmo, soddisfacendo così il 50% del piacere di viaggiare. Per noi, neofiti della crociera e poco amanti del “tutto organizzato”, la nave è solo un mezzo di trasporto con albergo annesso, comportante la grande comodità di non dover fare e disfare le valigie ogni giorno.
 
Ognuno deve avere il viaggio che lo soddisfi e lo rispecchi. Vedremo se riusciremo a costruirci il nostro.
 

 
26 ottobre – Ancona - imbarco

Al Terminal Crociere del porto di Ancona si arriva con l'ultima fermata della navetta gratuita dalla Stazione dei Treni, che ferma anche alle biglietterie per i traghetti. La prima navetta del mattino è alle 11,30, con frequenza ogni mezz'ora.
Eccoci quindi in fila per il ceck-in e la consegna dei bagagli. Ulteriore fila per farci consegnare la tessera con annessa foto scattata al momento: la tessera che servirà per salire e scendere dalla nave, per aprire la porta della cabina, per caricare le spese. Ci imbarchiamo.
 
Appena saliti, si capisce subito di essere stati catapultati in una specie di mondo parallelo. Qui non esistono i problemi, qui solo serenità, sorrisi, vita facile. Tutto è studiato affinché i giorni passino in una specie di grande parco giochi.
Pranzo al buffet, giro di ricognizione, esercitazione di emergenza. Dall'altoparlante ci informano che stasera ci sarà la serata di gala. Che ridere! Mi sono portata degli esagerati vestiti da sera, che metterò con grande soddisfazione, come fosse carnevale!
 
La notte scorre, mentre la nave scivola sull'acqua calma.
 

 
27 ottobre - Dubrovnik 7-19
(per gli orari considerare che il “tutti a bordo” è 30 min prima della partenza)

Scosto la tenda della finestra e vedo che stiamo già ormeggiando sotto il ponte di Dubrovnik. Stamattina ce la prendiamo con calma, perché la nave, per permettere l'escursione a Medjugorie, fa una sosta di ben 12 ore.
Subito dopo la Dogana, a 100 metri dalla nave, ci sono la fermata dei bus e l'ufficio di cambio. Con 1 euro si ottengono 7 kune. La salita alle Mura costa al cambio 12 euro, e si paga solo in kune (90).
I biglietti dell'autobus costano 12 kune (quasi 2 euro) a tratta. Per arrivare in centro (a Porta Pile, proprio all'ingresso della città, dove arrivano anche le navette delle navi da crociera) basta prendere i frequentissimi autobus 1A , 1B e 8. Si può arrivare anche a piedi, come faremo noi, con una camminata tranquilla di una quarantina di minuti.
La cittadina è affollatissima, ci sono ben 3 navi in porto. Quasi ci si spintona per passare attraverso le porte nelle mura. Superato l'ingorgo, decidiamo di salirvi subito per evitare il caldo, che già inizia a farsi sentire.
Bella Dubrovnik: la pietra dorata si illumina al sole e dall'alto la vista dei tetti rossi e dei panni stesi ne fanno una città viva. L'impianto medievale è riconoscibilissimo, con i torrioni, le vie tortuose e i ponti levatoi. Il giro sulle mura dura circa 1 ora e 30, e non è assolutamente da perdere.
 
 
"...la pietra dorata si illumina al sole e dall'alto la vista dei tetti rossi e dei panni stesi ne fanno una città viva. L'impianto medievale è riconoscibilissimo..."
 
 
Scesi nella piazza della fontana di Onofrio, dove ci sono anche la Chiesa di San Salvatore del 1528 e il Museo Francescano, scopriamo una città linda e serena, ripresasi con orgoglio e baldanza dalle ferite della guerra. Procedendo sulla Placa (lo Stradun) da Porta Pile verso Porta Ploce (che sbocca verso il porto), sulla sinistra si viene attratti dalle viuzze aggrappate sulle strette gradinate.
 
 
 
 
Mentre sbuchiamo ansanti alla sommità di una di queste, un californiano in cima alla stessa, ci chiede a bruciapelo come mai gli italiani, che hanno tanti paesini medievali nel loro Paese, facciano tanta strada per vedere un luogo che non ne è superiore. Per fortuna mi viene la risposta pronta: perché gli italiani amano viaggiare, sono curiosi e hanno la grande dote di meravigliarsi di tutto. Il viaggio non è solo la ricerca della bellezza: il viaggio ha senso in se stesso.

Sempre dallo Stradun (che è l'arteria della cittadina), ma sul lato destro, vie più aperte, con piazze e la Chiesa serbo-Ortodossa. In fondo allo Stradun, dopo le quattrocentesche Colonna di Orlando e Torre dell'Orologio, nella stessa piazza, la Chiesa di San Biagio. Ad una cinquantina di metri il Palazzo del Rettore e la barocca Cattedrale dell'Assunzione della Vergine. Dubrovnik è tutta qui, accoccolata tra le sue mura, che proteggono i palazzi, le chiese e le strade piene di turisti.
 
 
 
 
Oltrepassando porta Ploce e il ponte levatoio, si sbuca all'esterno, e proseguendo per qualche centinaio di metri si arriva alla spiaggia East West. Gradevole, soprattutto per la veduta sulla città. Il mare comunque è limpido e ci sono vari bagnanti in acqua.
 
 
 
 
Altre info su cosa fare a Dubrovnik: vi sono gli autobus scoperti che fanno fare un bel giro nei dintorni per sole 60 kune. C'è poi la funicolare che con 80 kune porta in cima alla montagna, per una vista fino, dicono, alle coste italiane. Ulteriore opzione, la visita dell'isoletta di Lokrum (10 euro a/r).
Ma questo intenso caldo inatteso, dopo la lunga e stancante camminata sotto il sole, inizia a farci sentire a disagio. Così decidiamo di tornare in nave per rinfrescarci. Prendiamo l'autobus e in 5 minuti siamo al porto. Che comodità: ci facciamo pure lo spuntino dal nostro pizzaiolo napoletano.
Io però scalpito: immagino che dal ponte sotto cui è ormeggiata la nave ci sia una vista stupenda. Voglio salirci, ma come? Dalla strada principale, ci sono delle vie formate da gradinate, che sicuramente porteranno lassù... Così, nonostante qualche deviazione tra le case e gli orti, riusciamo ad arrivare. La passeggiata dà una certa vertigine, ma apre la vista su tutto il golfo.
 
 
 
 
Sotto di noi vediamo i passeggeri fare il bagno nelle piscine, sentiamo la musica e le incitazioni a giochetti vari.
 
 
...e intanto, a bordo...
 
 
Ora siamo fuori dalla nave, e, come abbiamo sempre fatto, tra noi ne deridiamo gli occupanti. Quando risaliremo, entreremo invece inevitabilmente nell'ordine di idee della liberatoria idiozia collettiva.
Si mollano gli ormeggi con un po' di anticipo: evidentemente tutti sono risaliti. I fischi di sirena salutano Dubrovnik, mentre il buio prende il sopravvento e il mare tranquillo si fa sempre più scuro.
 
 

 
28 ottobre – Argostoli (Cefalonia) 13-19
 
Dal mattino si costeggiano le Ionie.
Inutile dire che dalla colazione in poi, saro' posizionata nel mio luogo preferito: una delle balconate di poppa. Luogo delle emozioni, che questa nave di gusto piacevolmente retrò, ha preservato dallo sfruttamento dello spazio in cabine, creando una zona riparata, panoramica e intima, dove pensare, fotografare e sognare seguendo la scia.
Intorno alle 11, la sagoma di Cefalonia si stacca dall'apparente tutt'uno con Lefkada. Eccola: placida e sognante, così lontana dall'immaginario collettivo di isola greca.
 
 
 
 
Quasi del tutto ricostruita dopo il terremoto del 1953, non è certo nelle sue costruzioni (tranne il paesino di Fiskardo e qualche fortezza) che si celebra il suo fascino.
Cefalonia è un'isola grande e bellissima, con spiagge da sogno, angoli di natura incontaminata e strade che scoprono mondi. Non è assolutamente un'isola la cui bellezza possa essere celebrata con una sosta di sole 6 ore. Nemmeno la visione dall'alto della scenografica e giustamente famosissima spiaggia di Myrthos, da sola può dare un'idea di quanto sia bella Cefalonia. È un'isola da scoprire in più giorni e con mezzi idonei: non certo i pullman delle escursioni organizzate. Dico questo, perché molti passeggeri che arrivano qui in crociera, ne rimangono delusi.
Noi però Cefalonia già la conosciamo e, guarda caso, la zona che ci era rimasta da esplorare era proprio quella a pochi km dal porto. Con l'abitudine di iniziare a visitare i luoghi più lontani per paura di perderceli, spesso e volentieri ci troviamo a ripartire da un posto senza aver fatto le tappe più vicine...
Per chi interessasse, proprio allo sbarco ci sono ragazzi che distribuiscono volantini per fare delle escursioni da una ditta privata, ad un prezzo inferiore del 50% rispetto a quelle della nave. Portano al Lago di Melissani, oppure a fare un giro panoramico di Argostoli.
Aggiungo una piccola nota riguardo Melissani: la bellezza dei colori di questa grotta con la volta crollata, dà il meglio di sé a mezzogiorno, quando i raggi del sole entrano perpendicolari nella fessura e l'acqua prende tinte surreali. Con una giornata grigia o di pomeriggio, la visita non ha molto senso.

Torniamo però a noi che, dopo una breve passeggiata, procedendo sulla sinistra, raggiungiamo il molo prima del ponte Devosetou, dove vivono numerose tartarughe caretta-caretta. Ne individuiamo diverse: sono enormi e emozionanti. Sembra che danzino sotto il pelo dell'acqua.
 
 
tartarughe ballerine a Cefalonia
 
 
Poco lontano, sempre sul lungomare, tornando indietro e riavvicinandoci alla nave, ci sono ben due noleggi di moto. Noleggiamo uno scooter per arrivare alle spiagge di Makris Gialos e Platis Gialos, poco lontane e raggiungibili anche in autobus, ma solo in estate. Per arrivarci, percorriamo la strada che prosegue dopo il porto inoltrandosi nella pineta. Il profumo di Grecia si fa strada facilmente attraverso i nostri caschi aperti.
Una manciata di km, e ci troviamo alla spiaggia.
 
 
 
 
Molti crocieristi si trovano qui: li riconosciamo dagli asciugamani arancioni.
L'acqua è invitante, troppo invitante.
 
 
L'acqua è invitante, troppo invitante.
 
 
Chi l'avrebbe detto, lasciando quest'estate le cicladi, che oggi, 28 ottobre, mi sarei ritrovata di nuovo a mollo in acque greche?
Passeggiamo lungo la riva e, superato un costone roccioso, appare la più piccola e ancora più bella Platis Gialos, racchiusa tra il verde dei pini.
 
 
 
 
Ripreso il mezzo, che fa capricci per ripartire, vorremmo vedere l'angolo di spiaggia di Tourkopodaro dall'alto, ma l'hotel Withe Rock, attraverso cui si può accedere al panorama, è chiuso e ha sbarrato i cancelli.
Torniamo allora indietro per la strada dell'andata, facendo una piccola sosta alla spiaggetta di Fanari e al Faro-Tempietto. A pochi passi c'è il mulino-inghiottitoio di Katavothres, dove si assiste al particolare fenomeno geologico per cui l'acqua che scende qui, attraverso un percorso sotterraneo, sbuca nel lago di Melissani. La cosa fu provata tingendo l'acqua di rosso.
 
 
 
 
In questa pineta però c'è anche un luogo di dolore: circondata da un tappeto di ciclamini c'è la fossa dove vennero gettati i soldati italiani della divisione Acqui trucidati dai nazisti. Vicina è la casetta rossa, dove i soldati, sebbene già arresisi, vennero processati. Poi il monumento ai caduti, incredibilmente segnalato malissimo, e non trovato nel nostro precedente viaggio.
Qui il motorino ci abbandona. Mio marito non vuole chiamare al telefono il noleggiatore per farci venire a prendere, così lasciamo il mezzo e andiamo a piedi a riconsegnare le chiavi. La signora se la ride: perché non li abbiamo chiamati? Perché ci avete dato un motorino scassato? Lasciamo perdere.
È già sera: il nostro albergo illuminato ci aspetta a pochi passi.
Domani ci sarà la tappa che più mi sta a cuore. Sul Today c'è scritto che alle 6,30 costeggeremo Capo Tenaro. Preparo i vestiti in bagno, ma mio marito sa già che anche domattina non riuscirà a dormire...

 
 
29 ottobre: Gythion 9-17
 
Alle 6,30 sono già schizzata fuori, non senza però aver fatto cadere di tutto. Ma perché più non si vuole far rumore, più si fanno danni?

Capo Tenaro, come un dito scarno e nodoso, buca la luce dell'alba.
 
 
 
 
La porta dell'Ade, per gli antichi.
Le coste brulle del Mani continuano a srotolarsi sotto i miei occhi.
 
 
il profilo del Mani
 
 
Armata di binocolo, riconosco i gruppetti di case con le torri tipiche di questo luogo. Abitazioni concepite come inespougnabili luoghi di difesa, danno l'idea della durezza della gente maniota, mai sottomessa a nessuno. Il Mani è un mondo a sé: duro, ostico e introverso. Fatto di grotte, anfratti, paesini di poche case in pietra, mare turchese che può virare fino al viola con profondità inquietanti. Ma anche tanto verde improvviso di distese di agrumi e olivi.
 
Scendiamo con i tender, per fortuna tra i primi, e subito ci mettiamo alla ricerca di un mezzo di trasporto.
Le escursioni proposte dalla nave sarebbero state Mystras, Sparta o le Grotte di Diros. Da sconsigliare Sparta, di cui non è rimasto quasi nulla (tant'è che l'escursione termina al museo dell'olio d'oliva). Di grande importanza le rovine della città bizantina di Mystras, ma se si vuole avere un assaggio del panorama del Mani, meglio le fiabesche grotte marine di Diros.
La nostra escursione invece ha in programma di riassaporare il più possibile la bellezza di questi paesaggi. Rifare il giro completo circolare da Gythion a Capo Tenaro e ritorno, è impensabile con questa tempistica, ma almeno voglio raggiungere il paesino di Limeni, di cui ho visto una foto che mi ha incantata, e dove l'altra volta non abbiamo deviato. Sono solo una trentina di km da qui. Però ci serve un mezzo. Nonostante la ricerca su internet, non sono riuscita a trovare nessun tipo di noleggio a Gythion, ma è impossibile pensare che non ci sia nulla. A costo di farci prestare un mezzo da un meccanico, troveremo qualcosa.
Tempo una mezz'ora, girando e chiedendo, troviamo un noleggio di motorini sulla strada principale che dal porto va verso l'uscita del paesino. È chiuso: strano, visto che c'è una nave da crociera con possibili clienti. C'è però un numero di telefono che ci affrettiamo a chiamare, e il tipo compare in un attimo: credo abiti al piano di sopra. Inizia così una conversazione assurda e interminabile: il signor Makis, dopo averci fatto mille domande, inizia a spiegare a mio marito come usare questo “gioiello” di cinquantino (ha solo cinquantini). Non bisogna superare i 30/max 40 all'ora, ogni ora bisogna farlo riposare, quando si riparte bisogna aprire l'aria, il passeggero deve mettere i piedi come dice lui. Poi segna i km, gonfia le gomme e fa un giro di prova. Ogni volta che pensiamo abbia finito, ricomincia da capo. 30 minuti esatti. Quasi quasi rimpiangiamo di non aver noleggiato le biciclette in piazza. In compenso vediamo passarci sotto il naso i 3 ciclisti che sono in crociera con noi, e che ad ogni porto scaricano le loro bici.
Finalmente si parte. La bella strada, che ben ricordavo, inizia tra il verde dei frutteti e della vegetazione mediterranea, cedendo improvvisamente il posto ad un paesaggio arido punteggiato di fichi d'india. Le case con le torri, costruite con la pietra locale, punteggiano le colline bruciate dal sole, dal vento e anche spesso dal fuoco. Noto che, rispetto a 4 anni fa, si vedono molte case ristrutturate, pur mantenendo la perfetta struttura originale.
Si scende verso Limeni dalla strada principale verso il mare di un turchese abbagliante. Il paese è tutto lì: un pugno di pietre fatte case, sparse con elegante noncuranza intorno ad una piccola insenatura.
 
 
 
Più gatti che persone, una taverna con le tovaglie a quadri ed i tavoli che sembrano sospesi sull'acqua. Era questa la foto che avevo visto. Era questo il luogo che cercavo.
 
 
"Era questo il luogo che cercavo."


 
 
Il motorino sta riposando.
Ripartiamo e gironzoliamo un po' senza meta su queste strade. Ad un bivio, nella zona delle grotte di Diros, ci inoltriamo leggermente nella campagna. Scendiamo dal mezzo (che deve riposare) e continuiamo a piedi. Ancora pietre fatte case, poche, bellissime, sparse tra distese ancora di pietre, tra cui crescono crochi gialli e ciclamini all'ombra di fichi d'India.
 
 




 
La luce è accecante. Mi ricorda quella del nostro Salento.
Il tempo si sta esaurendo, quindi non possiamo che tornare alla base, volendo farci anche una passeggiata sul piccolo lungomare di Gythion.
Makis naturalmente, anche per la consegna del motorino allunga i tempi di controllo. Non se ne può più e scopriremo poi non essere stati i soli a capitarci. Se a qualcuno dovesse servire, ho conservato il numero di telefono.
Praticamente di fronte al noleggio, non possiamo non incamminarci sull'isolotto di Marathonisi, unito alla terraferma da un terrapieno. Secondo la leggenda, sarebbe l'antica Krane, dove Paride passò la prima notte d'amore con Elena dopo averla rapita a Menelao.
 
Ora dobbiamo lasciare il Peloponneso, ma non del tutto, visto che la navigazione ce ne continuerà a regalare la vista, costeggiandolo fino a notte, dopo un tramonto a dir poco superbo.
 
 
Vorrei dormire qui col sacco a pelo e mi chiedo: in crociera sarà contemplata la sistemazione “ponte”?
 
 
Vorrei dormire qui col sacco a pelo e mi chiedo: in crociera sarà contemplata la sistemazione “ponte”?

Stasera serata italiana al ristorante. Rifugiandoci nella rassicurante dimensione demenziale, applaudiamo volenterosi camerieri neri e asiatici che, agitando tovaglioli tricolori, cantano “funiculì funiculà”. Chissà in cuor loro quante ne diranno...

 
 
30 ottobre – Corfù 9-17

La fortezza di Kerkyra dà il benvenuto all'ingresso nel porto dell'isola verde.
 
 
benvenuti a Corfù!
 
 
La discesa è velocissima, e alle 9,20 siamo già in sella al nostro scooter 150 diretti a Palaiokastritza. Prendendo a sinistra uscendo dal porto, ci sono 2 agenzie di noleggio: l'Europcar di fronte al semaforo, poi più avanti la Tolis.
È bello alternare aria di libertà alle comodità della crociera, che, a lungo andare, diventano stucchevoli e anche claustrofobiche (per me, s'intende!)
La strada per Palaiokastritza è semplicissima: a destra del porto, sempre dritto per 25 km. Quando arriviamo, quasi insieme ai bus delle escursioni, per evitare l'ingorgo, saliamo al Monastero mentre i crocieristi sono fermi in spiaggia.
La piccola chiesa ortodossa, la stanza- museo piena di icone, i gatti, i fiori e il panorama, ne fanno un angolo di paradiso.
 
 


 
 
La spiaggia è degna della sua fama, ma il bagno non è indicato: è ancora presto è la temperatura non è ottimale. Qui si possono fare anche delle brevi gite in barca per le grotte, ma il sole non è sufficiente a farne aprezzare i colori. Inoltre il mare in mezzo alle rocce fa vistosamente dondolare le minuscole imbarcazioni...
Ora abbiamo varie opzioni: potremmo continuare per la spiaggia di Pelekas, da dove Guglielmo II ammirava l'isola, o arrivare alla più selvaggia Myrtiotissa (ma mio marito non vuole strade complicate). Sidari, col suo Canale dell'Amore, è un po' troppo lontana, visto che vorremo anche lasciare tempo per Kerkyra. Possibile la visita all'Achilleion, ma, oltre la mia antipatia per la principessa Sissi, non ci sembra il massimo l'idea di andarci a rinchiudere per una lunga visita, oltretutto per vedere in Grecia un'opera neoclassica asburgica.
Decidiamo per il borgo di Kanoni con il monastero della Madonna di Vlacherna. È uno dei luoghi più fotografati di Corfù, con il monastero bianco che pare galleggiare sul mare. A fianco, la pista di atterraggio dell'aeroporto.
 
 
il borgo di Kanoni con il monastero della Madonna di Vlacherna, è uno dei luoghi più fotografati di Corfù, con il monastero bianco che pare galleggiare sul mare.
 
 
Per arrivare qui, la strada passa attraverso il sito di Paleopolis, nel quale fervono lavori di scavo e di restauro.
Attraversando la strada rispetto al sito archeologico, c'è la villa di Mon Repos, luogo di soggiorno dell'aristocrazia inglese dell'800, ai tempi del protettorato britannico, e dove nacque il simpatico principe Filippo di Edimburgo. Quello che diventerà storia, in questo caso è ancora gossip. La villa, immersa in un ombroso parco secolare, è davvero un luogo d'incanto e riposo.
Ai suoi piedi, sebbene non riusciamo a raggiungerla imboccando un sentiero, dovrebbe esserci la spiaggetta del periodo vittoriano. La villa sarebbe visitabile anche all'interno, ma oggi, non so se per orario o per giornata, è chiusa.
Il tempo inizia a stringere, quindi recuperiamo lo scooter e, costeggiando il bel lungomare, ci riavviciniamo a Kerkyra.
 
 
 
 
Parcheggiamo sulla Spianada, la grandissima piazza dove i corfioti passano ore, e ci inoltriamo tra le vie del centro. Passeggiamo in questo dedalo cosmopolita.
 Il Liston, progettato dall'ingegnere Lesseps su modello di Rue de Rivoli, ricorda l'egemonia francese. Il nome, Liston, è dialetto veneto, così con la fortezza veneziana, il leone alato, il quartiere Campiello, è chiaro il ricordo della dominazione della Serenissima. Ma qui sono passati anche gli austriaci, gli inglesi, i russi, i turchi.
Cerchiamo un angolo di Grecia nella bellissima chiesa di San Spiridione, protettore di Corfù. Pare che più della metà dei corfioti si chiami Spiros...
 
 
...cerchiamo un angolo di Grecia in questa città cosmopolita...
 
 
Abbiamo fatto un bel giro, sfruttando al meglio le nostre 8 ore d'aria, ma, essendo la nostra prima volta su quest'isola, credo che il meglio, come sempre, sia nelle zone più impervie e meno conosciute.
 
La nostra serata finisce al solito modo: lo spettacolo a teatro con i bravissimi cantanti, acrobati e ballerini, poi l'ottima cena, infine la passeggiata sul ponte a guardare le stelle.
Buona notte!

 
 
31 ottobre – Kotor 7-13
 
Mattinata da incubo per mio marito: l'ingresso nel fiordo inizia alle 5,30. Sguscio dalla camera, poi lungo il corridoio esco dalla porta posteriore direttamente sul ponte 9 di poppa. È ancora buio. Le montagne sono ombre minacciose nel chiarore appena accennato. I colori dell'aurora si specchiano in un mare così calmo da sembrare gelatina.
 
 
 "I colori dell'aurora si specchiano in un mare così calmo da sembrare gelatina..." - pensieri sul ponte di poppa
 
 
Sulla sinistra c'è un fitto banco di nebbia, ma non credo dovremmo ficcarci proprio in quel buco... Invece si! Con le sirene a intermittenza, la velocità ridotta al minimo, si passa completamente avvolti dalla nube. Pian piano il banco si dirada e appare un panorama lacustre. Sembra un po' di essere tra i “monti sorgenti dall' acque ed elevati al cielo” del lago di Como, invece siamo nel mare.
 
 
Sulla sinistra c'è un fitto banco di nebbia, ma non credo dovremmo ficcarci proprio in quel buco...
 
 
La bandiera rossa e gialla del Montenegro ci saluta. Siamo già in banchina, praticamente già dentro il paese di Kotor.
Iniziamo la nostra passeggiata nelle piazze deserte, nelle vie ancora addormentate. Il grigiore della pietra, unita al silenzio, crea una strana e rarefatta atmosfera.
Per evitare il calore del sole, che tra poco potrebbe arrivare, partiamo subito per la salita alla fortezza. Sono 1350 gradini. Non li ho contati, ma mi fido. Farli sotto il sole non è pensabile.
C'è una specie di prima stazione a circa 1/3 di strada, dove c'è una chiesetta e venditori di acqua. Molti si fermano qui.
 
 
"...sono 1350 gradini. Non li ho contati, ma mi fido..."
 
 
Naturalmente proseguiamo, anche se in realtà degno di nota è solo il panorama, oltre naturalmente la soddisfazione di avercela fatta.
 
 
panorama mozzafiato su Kotor e il suo fiordo
 
La salita impegna almeno per un'oretta, la discesa metà tempo.
Ridiscesi dopo la sfacchinata, iniziamo il giro di Kotor tra le mura. Visitiamo, tra le altre, la Chiesa di San Trifone, iniziata nel XII secolo, anche se più volte ricostruita per via dei numerosi terremoti.
Al piano superiore c'è un museo ecclesistico davvero degno di nota (ingresso 2 euro per chiesa e museo).
Rinunciando alla salita alla fortezza, potrebbe essere comodo fare il giro con l'autobus turistico scoperto, che con 20 euro porta fino a Perast e Risan. Nel prezzo sono compresi i biglietti per gli ingressi ai musei e la guida a piedi per la visita di Kotor.
 
Ora la nostra nave è stata spostata al largo per far posto ad altri due giganti. Ci si riimbarca quindi con le lance e si è formata una fila lunghissima.
Finalmente a bordo, dopo il consueto pranzo al buffet, mio marito va a riposarsi in cabina e io riprendo posto nella mia posizione privilegiata. Apro un lettino e mi sdraio sul ponte: il paradiso è qui. Resto per ore a meditare, fissando come un'ebete le sponde che sembra di poter toccare e l'acqua appena increspata dalla scia.
Avrei voluto fare un bagno in piscina, avrei voluto esplorare meglio la nave, ma questo luogo mi ha fagocitata e ha risucchiato il mio tempo. Domani si sbarca, ma ancora non riesco a muovermi da qui.
 
 
"Avrei voluto fare un bagno in piscina, avrei voluto esplorare meglio la nave, ma questo luogo mi ha fagocitata e ha risucchiato il mio tempo..."
 
 
Devo per forza rientrare per l'appuntamento per le procedure di sbarco, i saluti quasi commoventi a teatro con i membri dell'equipaggio, la cena. Dopo cena chiedo a mio marito se possiamo berci qualcosa di caldo... indovinate dove? Sul ponte di poppa! Soffro molto il mare, ma questa situazione di mare calmo, mi ha fatto tirare fuori come una voglia di rivincita: voglio stare qui a godermelo.
 

 
1 novembre – Venezia – sbarco ore 10
 
Oggi voglio strafare: pronta con la macchinetta fotografica da quando la Serenissima inizia ad intravedersi. Stavolta però non a poppa, riparata, ma più in alto che si può.
Entrare a Venezia su una nave da crociera fa l'effetto di essere a bordo di un carrarmato in un negozio di bicchieri.
 
 

"Entrare a Venezia su una nave da crociera fa l'effetto di essere a bordo di un carrarmato in un negozio di bicchieri."
 
La città più bella del mondo appare come una cartolina, e devo dire che, pur stramaledettamente meravigliosa, non dà quella terribile sferzata emozionale che si sente quando la si guarda dal basso. Venezia non va vista così: Venezia va guadagnata tra calli, canali e campielli. Va scoperta a piedi, in vaporetto o in gondola, ma comunque in una dimensione il più possibile a pelo d'acqua.

La nave ci vomita fuori con i nostri bagagli e i nostri ricordi. 
 
Appena usciti dal terminal dovrebbe esserci la navetta portuale a condurci fuori dal porto. Non la vediamo, quindi ci facciamo circa 1 km fino al trenino (inutile) che con 1 euro arriva al Ponte di Calatrava. Inutile perché tra salire e scendere dal binario sopraelevato, si impiega più tempo e fatica che se avessimo fatta la poca strada a piedi. Superato il discutibile ponte con gradini poco adatti al trasporto di trolley, ci riempiamo ancora un po' gli occhi di bellezza.
Siamo praticamente in stazione, pronti a salire in treno e rituffarci nella vita di tutti i giorni.

In conclusione, anche se non vi sentite portati per la crociera, non negatevi una nuova esperienza. Potrebbe piacervi.