domenica 25 marzo 2018

ALLA SCOPERTA DEL PELOPONNESO



di Paola David 

E’ finalmente arrivato il 27 Agosto, il nostro volo per Atene parte alle 11 da Malpensa. Tutto è stato organizzato nei minimi dettagli dalla prenotazione degli alberghi nelle varie tappe, ai siti archeologici e naturali da visitare, al noleggio dell’auto. L’entusiasmo per questa vacanza insieme tanto. 

Ad Atene ci aspetta una Peugeot 208 e, grazie a cartina e navigatore, raggiungiamo con facilità l’hotel Ilissos prima tappa del nostro tour. 

Giusto il tempo di riprenderci un attimo e siamo già pronti a salire sull’Acropoli. 

La città sacra, l’Acropoli è il più grande complesso architettonico ed artistico giunto fino a noi dall’antica Grecia. Si trova a 156 metri sul livello del mare sulla sommità pianeggiante di un promontorio roccioso largo 140 metri e lungo 28 che sovrasta la valle di Ilissos.


Voluta nel V secolo a. C. da Pericle in un’area dove a partire dal secondo millennio a. C. erano edificati palazzi reali e luoghi di culto comprende i 4 capolavori dell’arte classica greca: il Partenone, costruito da Ictino, i Propilei, gli ingressi monumentali della zona sacra dedicata ad Atena, l’Eretteo e il tempio di Atena Nike



 

Nel corso dei secoli l’Acropoli è stata danneggiata numerose volte: prima i bizantini convertirono i tempi in chiese e saccheggiarono i tesori, poi nel 1456, quando Atene fu conquistata dai turchi, il sito divenne una moschea e l’Eretteo fu utilizzato come harem del governatore turco. Il saccheggio fu completato nel diciannovesimo secolo da Lord Elgin, ambasciatore del re d’Inghilterra, che portò numerosi marmi in patria e che ancora oggi sono l’orgoglio del British Museum.  Oggi è patrimonio naturale dell’UNESCO.  

Il momento migliore per salire sull’Acropoli è quello che abbiamo scelto, dalle 17 al tramonto: il rosso e l’arancio avvolgono i templi e la città di Atene mentre una leggera brezza rinfresca l’aria. 
Un ottimo punto d’osservazione della città di Atene, che si estende all’infinito ai nostri piedi, si ha vicino a dove sventola la bandiera greca. Sotto di noi la Plaka e le rovine del tempio di Zeus


Sotto l’acropoli c’è il museo dell’Acropoli, in un nuovo e moderno edificio, inaugurato nel 2009. Ospita circa 8 mila metri quadrati di esposizione, soprattutto scultorea. Dalla preistoria fino alla tarda antichità, nel Museo è narrata la vita sull’Acropoli: dalle opere di scultura agli elementi architettonici decorativi dei monumenti. Al terzo livello si trova la sala Partenone dove sono esposte le sculture e il fregio del Partenone, riportati in Grecia dell’Inghilterra dopo il saccheggio di sir Elgin. Decidiamo però di rimandare la visita alla prossima volta perché la fame e la stanchezza incominciano a farsi sentire…
Ci dirigiamo quindi alla Plaka: la zona più vecchia della città. E’ abitata da quasi 7000 anni e per questo non è stata stravolta dagli scavi come in altre zone. Anche per questo, la Plaka è la zona più turistica di Atene: tra le sue stradine si celano monumenti, palazzi e chiese bizantine, che si affiancano a negozi e ristoranti, creando un ambiente in cui convivono armoniosamente presente e passato, bellezza e funzionalità, cultura e divertimenti. La maggior parte delle strade è chiusa al traffico, e quindi si passeggia tra i tavolini dei ristoranti all'aperto, le piazzette e le botteghe.
In uno di questi ristorantini sotto un fresco pergolato ceniamo con souvlaki, moussaka, insalata greca, feta e olive ed entriamo completamente nello spirito della Grecia. 

28 AGOSTO
Dopo un abbondante colazione partiamo diretti verso il primo dito del Peloponneso. Prima tappa Corinto, la strada è scorrevole, circa 80 Km di autostrada.
Il canale artificiale è lungo oltre 6 km anche se davvero non sembra. Collega il Golfo di Corinto con il mar Egeo. Fu costruito alla fine del 1800 (ma il progetto fu iniziato da Nerone) per evitare ai navigatori il periplo del Peloponneso con un risparmio di ben 400 km di percorso. Le foto sul ponte si sprecano, la vista veramente spettacolare. 


Ci dirigiamo quindi a Micene celebre città del re dei re, Agamennone, con le mura gigantesche dell'Acropoli che domina da uno sperone roccioso alto quasi 300 m
La “porta dei leoni” è una di quelle cose che ciascuno di noi sogna di poter vedere un giorno. Quante volte l’ho vista sui libri di storia, di arte, sulle guide turistiche e depliant della grecia…averla davanti annulla tutte le immagini precedenti: il contesto fa la differenza e rende questa esperienza unica.


Il rilievo triangolare dei leoni e della colonna è considerato il più antico del tipo monumentale in Europa. Le teste degli animali erano probabilmente in steatite ma non sono sopravvissute fino a noi.. E’ datata al 1240 a.C.
Il santuario della porta è un piccolo vano situato dopo la porta a sx. Lì si teneva la divinità deputata alla protezione degli ingressi, una sorta di nume tutelare, al quale bisognava dare un tributo prima di accedere all’Acropoli.
Seguendo le indicazioni di Pausania, Schliemann elaborò l’ipotesi che le tombe dei sovrani della città si trovassero all’interno della cinta muraria. Il suo intuito lo portò a scavare nel 1879 nel punto in cui egli riteneva fosse l’Agorà di Micene. In seguito portò alla luce una serie di tombe a pozzo e a cupola tra cui la tomba che la tradizione attribuisce ai membri della dinastia deglia Atridi ( Agamennone, Cassandra ed Eurimedonte), anche se  studi successivi tendono ad escluderlo. Comunque recuperò qualcosa come 14 Kg di oro, tra gioielli, armi, utensili, maschere, pettorali con cui solitamente si adornavano i morti di stirpe regale e le famose maschere d’oro che conservavano ancora i lineamenti reali e non idealizzati dei defunti. Tra queste maschere il ricercatore credette di individuare il volto del leggendario re Agamennone.
Il sontuoso arredo funerario di questo cimitero reale è esposto nel Museo archeologico nazionale di Atene ed è composto da gioielli, diademi, spade tempestate di pietre preziose, vasi d'argento. Nell’attiguo  museo possiamo però vedere le copie e numerosi altri reperti. 


Maestosa la tomba a tholos: erroneamente considerata la tomba di Agamennone, fu invece edificata intorno alla metà del XV secolo a.C. (circa due secoli prima dell'epoca presunta della Guerra di Troia) ed ospitò i resti forse del sovrano che portò a termine la ricostruzione della rocca o di un suo vicino regnante. Si tratta di una camera semi-sotterranea a pianta circolare, con una copertura a sezione ogivale, realizzata con massi progressivamente aggettanti (falsa volta). È alta tredici metri, mentre il diametro misura 14,50 metri: per trovare una costruzione in muratura con una copertura voltata altrettanto ampia si deve scorrere gli edifici conosciuti fino al Pantheon, costruito 1400 anni dopo 


Visitata Micene ci dirigiamo ad Epidauro
La Valle sacra di Epidauro è un luogo intensamente verde per i suoi molti pini, circondato da colline e attraversato da due torrentelli. Qui fin dal V secolo a.C. arrivavano da tutta la Grecia molti pellegrini malati per consultare il santuario del Dio-medico Asclepio. Il santuario era allora composto da molti edifici, templi, terme, biblioteca, stadio, ginnasio, palestra e teatro. Di tutti questi edifici restano poche tracce, ma il teatro è ancora ben conservato ed è maestoso. Il teatro di Epidauro poteva ospitare 14.000 spettatori ed è senza dubbio una delle opere d'arte più prestigiose della Grecia. Celebre è la sua eccezionale acustica, frutto di avanzate conoscenze scientifico-matematiche: basta infatti parlare con chiarezza perché la più piccola parola sia ben percepita sin dal più lontano dei gradini. Ogni anno il teatro ospita le rappresentazioni drammatiche del Festival di Epidauro. 


Nel museo locale abbiamo visto una ricostruzione in una serie di plastici degli edifici che facevano parte del santuario insieme al teatro stesso e alcuni strumenti chirurgici dell’epoca: veri gioielli per appassionati! A sud delle fondazioni del tempio dedicato a Asclepio si vedono ancora le tracce di un edificio quadrato che era con ogni probabilità il locale dove sostava il pellegrino in attesa del consulto. Il pellegrino dopo aver compiuto le abluzioni per purificare il corpo  e l'anima passava in questo edificio la notte di preparazione, avvolto nella pelle di un animale appositamente sacrificato. Qui riceveva in sogno la visita del dio-guaritore che poteva guarirlo istantaneamente con un vero e proprio miracolo oppure poteva generare delle visioni, dei sogni, che sarebbero poi stati interpretati dai sacerdoti-medici addetti al santuario. Questi sacerdoti-medici avevano il compito di tradurre il sogno in prescrizioni e trattamenti curativi. Questa forma prodigiosa di medicina evolvette ben presto in pratiche più concrete, portando alla trasformazione di Epidauro in una vera città termale attrezzata con equipe di medici. 

Stanchi ma appagati andiamo alla ricerca dell’Hotel Amalia a Nauplia dove un tuffo in piscina, un po’ di relax e una doccia rigenerante ci fanno recuperare le forze. Davanti alla camera un fresco pergolato con grappoli di uva dolce come il miele… 

Per cena andiamo al porticciolo di Nauplia che è una bella e particolare città adagiata su un golfo e ricorda un'antica capitale europea. Secondo la mitologia Nauplia prese il nome dal suo fondatore, figlio del dio del mare Posidone La città conserva edifici di epoca veneziana, turca e neoclassica. Passeggiando tra le sue strade strette e tortuose, interrotte da scalinate e dominate dalle due fortezze, si vedono case con balconi in ferro battuto alternarsi a case dei tetti decorati. Ceniamo nella piazzetta, di fronte al museo nell'arsenale veneziano, qui vi è una piccola moschea, che nel 1829 era la sede del primo parlamento greco.
La cena è ottima: riso con polpo molto speziato e l’immancabile insalata greca con feta…
Tot. Km 21 

29  AGOSTO
Colazione ricchissima: crepes, marmellate compresa una cotognata con miele sublime…poi si parte per la visita alla fortezza (Palamidi). 


Fu proprio il periodo veneziano (1388-1540)che diede l'impronta che caratterizza Nauplia. Il governatore Vettore Pasqualigo fece edificare sull'isola di Bourzi, difronte alla città, il Castel da Mar, un fortino destinato alla difesa dell'ingresso del porto. A questo periodo risalgono la chiesa di San Spiridione (1702) e numerose opere militari, tra cui il possente bastione Grimani (1702-06), la Porta di Terra (1708),e la poderosa fortezza di Palamídi. La vista da quassù è impressionante.
Uscendo da Nauplia in direzione Sparta passiamo da Tirinto con le sue mura ancora più imponenti di quelle di Micene. Secondo la leggenda furono i Ciclopi a costruire queste mura, gli unici in grado di sollevare questi blocchi di pietra pesanti fino a 13 tonnellate. Le rovine di quest'imponente piazzaforte, bastioni, case matte nascoste all'interno delle mura, palazzi, risalgono per la maggior parte al XII secolo avanti Cristo. 

Arriviamo ad Argo: la più antica città greca, sempre in lotta contro Tebe, Troia e Sparta, mostra oggi i resti della sola dominazione romana: il teatro, che poteva ospitare fino a 20 mila persone e le lussuose terme, con marmi, mosaici e colonnati, imponenti come quelle di Caracalla.

E infine Sparta. La città in realtà, non offre particolari attrattive monumentali dato che gli Spartani erano troppo impegnati negli esercizi militari per dedicarsi all’arte. Molto mportanti sono gli scavi archeologici intorno alla città che hanno portato alla luce le mura della città ellenistica, il Santuario di Artemide ed un tempietto antico risalente al IX secolo d.C., il tempio di Athena sull’Acropoli e i resti di un teatro romano del II secolo a.C ma neppure gli Spartani stessi sanno dove siano.
A Sparta si trova solo un museo dell’olivo….per cui ci dirigiamo rapidamente a Mistras

MISTRAS è chiamata anche la città dalle 1000 cupole. Un tempo ritenuta inespugnabile mostra oggi le rovine delle sue antiche fortificazioni medievali che contrastano con le linee curve e colori caldi delle cupole bizantine. Fu bizantina, turca, veneziana ed oggi è un insieme di case diroccate, chiese ancora intatte, palazzi. Un insieme di vicoli e scale porta l'antico quartiere residenziale della città con le sue ville, i conventi, la chiesa di San Demetrio e la mitica Pantanassa. La zona archeologica di Mistras (Patrimonio Unesco) deve essere guardata con l'occhio dell'immaginazione poiché dello splendore della città rimangono per lo più ruderi, ma molte chiese e alcune abitazioni sono stati ripristinati e meritano di essere visitati non fosse altro che per gli splendidi affreschi bizantini. 



 



Terminata la visita si riparte alla volta di Monemvassia. Ci aspettano ancora ca 75 Km di strada greca che si inerpica per le montagne tra paesaggi a tratti incantevoli. Ma quando si arriva lo spettacolo ripaga della fatica.  

MONEMVASSIA è uno degli angoli più idilliaci e sorprendenti del Peloponneso: questo piccolo borgo medioevale è stato costruito ai piedi di un immenso promontorio roccioso, collegato alla terraferma da una stretta strada artificiale. Tutto intorno il mare.
Il nome greco Μονεμβασία ("un solo accesso") deriva dalla esistenza di una unica porta d'entrata alla città fortificata (moni evasi). E prorpio di fronte a questa porta ci fermiamo a scaricare i bagagli. Fulvio cerca un parcheggio e io ed Eleonora raggiungiamo l’ HOTEL MALVASIA che si trova a soli 10 mt dall’ingresso, o meglio, la reception è li, ma le camere sono un po’ oltre…
Dominato dal castello (kastro), il borgo presenta edifici costruiti interamente in pietra, stretti vicoli acciottolati animati da locali, negozi ed eleganti guesthouse come appunto l’hotel Malvasia e una piazzetta sul mare che sembra uscita da un presepe. 


La camera ha una finestra e un balconcino sopra i tetti con vista mare, è arredata in modo molto ricercato e con due grossi letti matrimoniali. Sembra di tornare indietro nel tempo verso i misteri della vita medioevale. 


Ceniamo sotto un pergolato con vista mare inclusa all’interno del kastro.
Tot  Km 214 

30 AGOSTO 
Oggi niente rovine archeologiche, solo natura. Si parte in direzione di Elafonissos. Circa 50 Km di stradina tra le montagne ci separano da Neapoli (ultimo porto degli Spartani sul Golfo di Laconia) e Pounta da cui parte ogni mezz’ora il traghetto per Elafonissos. Ci procuriamo i biglietti mentre il traghetto sta già arrivando, il mare anche qui in porto è di un colore e limpidezza fantastici. Il viaggio dura soli 10 minuti ma ci catapulta in un altro mondo. Elafonissos e' forse l'isola piu' esotica del Mediterraneo con spiagge caraibiche dalla sabbia fine e dorata e dalle acque verdi turchesi.


Il suo nome, Elafonissos, che in greco significa  isola dei cervi, sembra derivi dal fatto che nell'antichita'  fosse molto praticata la caccia soprattutto di cervi rossi, così riferisce lo storico greco Pausania. Inoltre nella regione circostante c'erano molti santuari dedicati alla dea della caccia Diana.  A giustificare un viaggio nel Peloponneso sud orientale basterebbe la spiaggia di Simos. Essa tra le più spettacolari del Mediterraneo, è disegnata da due mezzelune che si toccano, dandosi le spalle in un istmo che termina in un promontorio e fitta macchia. Cedri e Ginepri secolari annunciano la spiaggia delimitata da scogliere alte e desolate. La sabbia è bianco -ocra. Il mare è cangiante. I gigli di mare aprono le loro corolle al sole. Simos dista solo 4 km dal porticciolo, ma è un mondo a parte. Abitata sin dal Neolitico, Elafonissos divenne un isola con il terremoto del 375 e sarebbe da proteggere, insieme ai suoi delicatissimi gigli di mare che sfioriscono evanescenti al sorgere di ogni luna. Inutile dire che passiamo la giornata in spiaggia dove paghiamo ombrellone e due lettini 10 euro…quasi come in Liguria! L’acqua è calda e indescrivibile. Nel pomeriggio ce ne andiamo con estrema riluttanza. Rientrati a Monemvassia scegliamo di andare a cena sulla terraferma nel porticciolo: da skorpion pesce niente male e atmosfera surreale a 1 metro dal mare. 


 Tot Km 100 

31 AGOSTO
La tappa di oggi è impegnativa. Lasciamo il secondo dito del Peloponneso per attraversare il terzo: il Mani.
Un lembo di terra greca, ben diverso dalle visioni da cartolina delle isole. Un paesaggio ruvido e “maschile” segna l’attraversamento del Peloponneso sudorientale: l’aspra penisola di Mani, ultima wilderness d’Europa tra Messinia e Laconia, e quella di Capo Malea, dove macchia, ulivi e tamerici coabitano felicemente con spiagge bagnate da un mare eccezionalmente trasparente. Questa è la terra della nostalgia rurale. Il paesaggio porta le tracce di un mondo quasi scomparso, interamente disegnato con la pietra: 220 insediamenti solo nel Mani, di cui il 78% classificati di rilevanza storica e il 31% tradizionali, terrazzamenti impossibili sui fianchi delle montagne, muretti a secco ormai crollati intorno a un fazzoletto di grano. E villaggi di montagna sorti intorno a masserie da cui i kapetani, o capo clan, controllavano il territorio.
Senz’altro questo è il tempo per un viaggio tra sole e mare, vestigia bizantine e presepi turriti, che, tra tornanti assolati e ulivi sferzati dal vento, attraversa il fertile Exo Mani a nord, il più remoto Mesa Mani a sud. Scopriamo un’altra Grecia, da sempre esclusa dalle luci della ribalta.


Arriviamo ad  Areopoli, l’antica capitale del Mani.

Poco più a sud di Areopoli, ben segnalate, ci sono le grotte di Diros, l’ingresso all’Ade nella mitologia popolare. Si visitano in barca, mezz’ora di stalattiti e stupori. Abbiamo temuto ci portassero davvero all’Ade poiché i barcaioli (novelli Caronte), mentre noi ci addentravamo rientravano con le barche dei passeggeri precedenti vuote! C’era un trucco per fortuna: l’ultimo tratto si visitava a piedi. Spettacolo incredibile. 


Nella stessa località si apre una spiaggia di ciottoli esposta ai venti dell’ovest, bagnata da acqua limpida.


Da qui fino a Capo Tenaro il paesaggio è aspro, modellato da baie, fiordi, alte scogliere, sullo sfondo le montagne e torri. Esse avevano da tre a cinque piani, scrive l’architetto Yanis Saitas in Mani. Greek Traditional Architecture, “ed erano utilizzate in tempo di pace come abitazioni, in tempo di pericolo come rifugi o fortezze militari”. Ci sono pochi accessi al mare in questa parte del Mani.  

Oltrepassiamo Kalamata, grande e chiassosa cittadina di mare greca e proseguiamo nel 4° dito del Peloponneso con meta: Methoni
Raggiungiamo la “suite” vista mare dell’hotel FiniK Plaza semplice ma pulita, che non piace ad Eleonora, ma a noi ricorda altri viaggi in Grecia di altri tempi… Doccia e poi a cena sulla piazzetta di Methoni davanti al mare ancora una volta.
Tot Km 229 

1 SETTEMBRE

Questa mattina si visita la fortezza: essa si riverbera nello Ionio, e presidia il Peloponneso. Fondata nel XIII secolo sopra un promontorio delimitato su tre lati dal mare, è sentinella antica di un una delle regioni più importanti e strategiche della Grecia. Legata alla terra ferma da un ponte in pietra che attraversa un fossato profondo, la cittadella è oggi una delle attrattive storiche della Messinia e del paese omonimo, caratterizzato da un tranquillo porto di pesca, qualche albergo, e qualche taverna in cui si incontrano alcune delle 2500 anime che lo abitano. Una volta, invece, la fortezza di Methoni era gli occhi di Venezia nella zona: dopo averla occupata, la Repubblica marinara la trasformò in due secoli in una vera e propria città. Ed è per questo che siamo qui sfidando il caldo torrido dell’area: volevamo scoprirne la storia. Superato l’ingresso, ci troviamo davanti una distesa incolta d’erbacce e resti antichi: mura scrostate dal tempo e dall’incuria su cui si intuisce qua e là qualche emblema del Leone di San Marco. Occupato per la prima volta nel 1125, il doge Domenico Michiel fece radere al suolo la struttura bizantina preesistente, e abbandonò la zona. Nel 1206 la Repubblica ristabilì il proprio dominio su Modone – come veniva chiamata dai veneziani la cittadella. Per quasi trecento anni, la fortezza di Methoni e l’area di Morea fu sotto il controllo di Venezia quando fu presidio e luogo di sosta per i pellegrini in viaggio da Creta e Cipro verso la Terra Santa. Almeno sino al 9 agosto 1500, quando i suoi settemila difensori cedettero alle truppe del sultano Bayazet II.  Poi si dovette aspettare il 1699 prima che la Serenissima potesse riottenere la zona che tenne di nuovo per poco: nel 1714 i Turchi mossero guerra a Venezia e riconquistarono tutta la Morea, che fu ceduta loro definitivamente con la Pace di Passarowitz nel 1718. Camminando per il sentiero abbiamo visto i i resti di una cattedrale, di un bagno turco, le fondamenta di dozzine di case e qualche paesaggio sotterraneo. Poi siamo arrivati al limite meridionale della fortezza di Methoni dove il mare schiaffeggia le mura. Lì c’è una porta aperta su una strada rialzata che finisce in un isolotto fortificato. È stata costruita dai turchi nel XVI secolo per rimpiazzare la precedente fortificazione veneziana. In quel tempo veniva usata come prigione e luogo di esecuzione. Oggi è attrattiva nell’attrattiva dove farsi fotografare con lo Ionio come sfondo. 


Il nostro Tour volge al termine: oggi risaliamo lungo la costa 0vest


verso la baia di Navarino per raggiungere Skafidia e L’Olympian Village dove soggiorneremo una settimana.  

La zona lagunare e, in particolare, la spiaggia di Voidokoilia fanno parte di un parco naturalistico/archeologico molto bello. E' in queste zone che nel 1827  fu combattuta la battaglia di Navarino, nel quadro della guerra d'indipendenza greca. Le flotte alleate inglesi, francesi e russe distrussero la flotta egiziana di Ibrahim Pascià, inviata in aiuto alle forze ottomane impegnate nella repressione greca. Ma Voidokoilia per i classicisti ricorda soprattutto la spiaggia dove Omero fece sbarcare Telemaco in cerca di notizie del padre Ulisse presso il re miceneo Nestore. Risalendo verso Gargaliani si possono infatti notare le rovine del Palazzo di Nestore dove sono state trovate tavolette nella scrittura “lineare B”.
Risalendo la strada si snoda tra curve e fitte coltivazioni, passiamo da Kiparissia, la città che servì da porto d’imbarco per la guerra di Troia.
E infine raggiungiamo Skafidia e il villaggio: ora un meritato riposo!
Tot 127 KM 

1-8 settembre VILLAGGIO EDEN VILLAGE OLYMPIAN- SKAFIDIA 

Il villaggio è molto bello, enorme con numerose piscine e ristoranti.  Si mangia ad ogni ora..Il pomeriggio lo passiamo a rilassarci in spiaggia ed Eleonora a conoscere i ragazzi dell’animazione…
Ci concediamo un’unica gita fuori dal Villaggio il martedì 6 settembre dato che il tempo è brutto dopo il temporale della notte.
Andiamo ad Olimpia: antica città greca, sede dell'amministrazione e dello svolgimento dei giochi olimpici ma anche luogo di culto di grande importanza, come testimoniano i resti di antichi templi, teatri, monumenti e statue, venuti alla luce dopo gli scavi effettuati nella zona dove la città originariamente sorgeva. La città possedeva molti edifici, alcuni dei quali venivano usati come dimora dagli atleti che partecipavano ai giochi, detti appunto olimpici, che si svolgevano ogni quattro anni in onore di Zeus.
In questo luogo venne compilato per la prima volta nel 776 a.C. un elenco di vincitori: è possibile da ciò desumere che si trattasse dell'esito delle prime Olimpiadi storicamente accertate.
Olimpia comprendeva un recinto sacro, l'Altis, della lunghezza di 200 m e della larghezza di 177 m, situato in posizione sopraelevata rispetto alle altre costruzioni e al cui interno sorgevano i più importanti monumenti di culto e gli edifici adibiti all'amministrazione dei giochi.
Sul lato sinistro dell'Altis, ovvero verso la parte orientale, erano situati lo stadio e l'ippodromo, mentre sul lato destro, cioè verso occidente, vi erano la palestra e il ginnasio al cui interno gli atleti che volevano partecipare ai giochi dovevano allenarsi almeno un mese prima dell'inizio delle gare.
Il più famoso tempio di Olimpia era quello eretto in onore di Zeus: internamente vi si trovava la statua del dio realizzata da Fidia (o Phidia) nel 430 a.C., inserita fra le sette meraviglie del mondo.
L'Heraion era invece il tempio dedicato alla dea greca Era (Giunone per la mitologia romana, la regina degli dèi), uno dei più antichi edifici dorici di cui oggi si possono ancora ammirare i resti e al cui interno venivano custodite le corone di alloro riservate ai vincitori dei giochi.

Una delle vie principali di Olimpia era fiancheggiata da dodici thesauroi, i templi votivi al cui interno venivano custoditi i tesori delle città che partecipavano ai giochi; vi era inoltre un edificio circolare, il Philippeion, eretto nel IV secolo a.C. in onore di Filippo II re di Macedonia.
I primi scavi effettuati nella città di Olimpia vennero eseguiti da un gruppo di archeologi francesi nel 1829, seguiti poi da un gruppo di tedeschi tra il 1875 ed il 1881, i quali evidenziarono l'esistenza delle piante di molti edifici.
Durante gli scavi successivi vennero poi riportate alla luce - oltre alla famosa statua di Ermes e Dioniso, opera dello scultore Prassitele - diverse altre statue, altari, oggetti votivi in bronzo e in marmo che vediamo esposti nell’attiguo museo.
Eratostene, che fu in grado di calcolare la circonferenza del nostro pianeta, creò il "sistema delle Olimpiadi" come sistema di cronologia fissa per i greci. Le Olimpiadi erano una festa sportivo-religiosa dove vedeva uniti tutti i greci e faceva cessare tutte le guerre in Grecia durante il suo svolgimento. Eratostene fissa la prima data delle Olimpiadi nel 776 a.C 


8 SETTEMBRE
La settimana è volata…
Stamattina si riparte con destinazione Atene. Decidiamo di non passare da Patrasso ma partendo dall’Elide attraversiamo tutta  l’Arcadia. Non c’è autostrada fino a Tripoli e le strade sono veramente brutte: in mezzo a boschi e montagne dove non si incontra quasi nessuno… a tratti temiamo di aver sbagliato strada…
Tot Km 330 

Ad Atene il navigatore ci conduce all’Hotel Best Western Museum, scelto perchè di fronte al museo!
Museo Archeologico nazionale: la collezione è divisa in tre sezioni, disposte in ordine cronologico: al pianterreno, la sezione preistorica e la sezione delle sculture, al primo piano la collezione delle ceramiche. Il museo custodisce oggetti preistorici, sculture, vasellame e arti minori, bronzi e arte egiziana. Al pianterreno si tengono anche diverse mostre temporanee, e vi consigliamo di guardare il programma perché qui si tengono molte mostre importanti. La sala 4 è dedicata ai reperti di Micene: 33 vetrine e vari pezzi singoli, ritrovati nelle tombe reali da Schliemann nel 1876. La collezione micenea comprende maschere, vasellame, monili e piccoli amuleti in oro; molti oggetti sono piccoli e delicati, e vederli è quasi impossibile, quando il museo è affollato. Non perdetevi comunque la Maschera Funerea, erroneamente attribuita ad Agamennone da Schliemann: si tratta in realtà di un re sconosciuto, precedente ad Agamennone. Da vedere anche una brocca d’argento a forma di testa di toro, con corna in oro. La collezione Neolitica, esposta nella sala 5, comprende in particolare statuette e ceramiche che risalgono al IV millennio a.C. Il museo raccoglie anche una meravigliosa collezione di statuine delle Cicladi; si tratta di idoli e piccole sculture votive in marmo bianco, che risalgono al 2000 a.C. e sono tra i reperti più antichi della Grecia. Queste figure stilizzate assomigliano incredibilmente alle sculture di Modigliani. La collezione di sculture è la più importante del museo e occupa quasi tutto il pianterreno. È suddivisa in due settori: uno dedicato alla scultura arcaica e l’altro a quella classica. Il percorso vi invita a passeggiare guardandole tutte, fermandosi se qualcosa vi colpisce particolarmente. Noi vi consigliamo di soffermarvi sulle statue dei koùroi (fanciulli). La scultura classica raccoglie le sculture più belle realizzate tra il V e il VI secolo a. C. Tra queste, andate a vedere il Fanciullo di bronzo e il monumentale Poseidone, realizzato verso il 450 a.C. e ritrovato nelle acque al largo dell’isola Eubea. La statua è stata definita anche come Zeus, perché la mano che lancia lo strumento è vuota: non si sa, quindi, se reggesse un tridente oppure una saetta.


Nella sala 21, poi, vi consigliamo il Fantino di Artemissio, una scultura in bronzo che risale alla metà del II secolo a.C., e raffigura un piccolo cavaliere lanciato in corsa su un grande e maestoso cavallo.
E’ come fare un ripasso di tutti i luoghi che abbiamo visitato! 

Terminata la visita al museo il taxi ci conduce a Piazza Syntagma (in greco Πλατεία Συντάγματος «Piazza della Costituzione»). E’ una delle piazze più famose e importanti di Atene e della Grecia. La piazza si apre di fronte al Parlamento Ellenico. Ha una superficie di circa 25.000 metri quadrati.
Prende il nome dalla costituzione concessa nel 1843 dal re di Grecia Ottone I di Wittelsbach.Vi si affacciano il palazzo del parlamento ellenico (l'antico palazzo reale) e la tomba del Milite Ignoto, inaugurata nel 1932. Gli euzoni, i soldati con la caratteristica fustanella (gonnellino) e le babbucce con la punta ricurva, montano perennemente la guardia davanti alla tomba del milite ignoto: la cerimonia del cambio della guardia è una delle tipiche attrazioni turistiche ateniesi. Le foto sono d’obbligo! 


A questo punto manca solo un po’ di shopping per le vie del Centro, tra monastiraki e la Plaka e poi l’ultima cena Greca a due passi dall’Agorà dove Socrate fu condannato nel 399 a.C. perchè accusato di "corruzione" dei giovani in quanto era solito conversare con essi e mettere in discussione tutto ciò che si voleva far credere verità assoluta.
Con questo grande insegnamento domani lasceremo la Grecia ma ciò che abbiamo vissuto resterà nei nostri cuori ancora a lungo. 


Un grazie ai miei fedeli accompagnatori. 

Paola

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